Spesso quando si parla di creatività si è portati a pensare a delle pratiche artistiche manuali che prevedono l’utilizzo di materiali specifici per la costruzione di qualcosa di innovativo e originale. In realtà, se ci pensiamo bene, la parola creatività rappresenta svariate forme di attività, che non sono esclusivamente collegate alle attività manuali. Pensare in modo alternativo rispetto alla maggior parte delle persone su una funzione specifica, per esempio, può essere considerata una forma di creatività. E i bambini sanno applicare molto bene questa forma di pensiero creativo: quando per esempio mettono in pratica il gioco simbolico, dove ogni cosa si trasforma e si inserisce in una dimensione completamente nuova. Allora il divano di casa assume la forma di un grande veliero che naviga in acque misteriose che nascondono strane creature marine, rappresentate dai cuscini lanciati sul pavimento.

Utilizzare la creatività significa, dunque, attivare un processo che produce in ogni caso un cambiamento.

I bambini dovrebbero essere liberi di immaginare e di creare, senza essere giudicati o limitati dalle aspettative degli adulti, perché molto spesso è a partire da un libero pensiero, dalle libere associazioni, che può nascere qualcosa di speciale, ma se non si dà spazio a tutto questo, sarà molto difficile riconoscere le qualità e potenzialità del minore.

Il ruolo del pedagogista è di fondamentale importanza nello sviluppo dei processi creativi del bambino, perché è colui/colei che ha le competenze adeguate per comprendere la sua testimonianza e dare spazio alla sua fantasia per promuovere un cambiamento. La creatività, dunque, è un elemento fortemente collegato all’esperienza educativa, perché può aiutare i bambini a sviluppare le loro capacità di risoluzione dei problemi, di pensiero critico e di comunicazione, preparandoli per il futuro.

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