Il ruolo del pedagogista nella scelta e nella creazione di attività stimolanti

L’attività del gioco rappresenta uno strumento educativo fondamentale per la crescita e lo sviluppo di competenze da parte del bambino.

Ciò di cui i bambini fanno esperienza fin da piccoli è proprio il gioco con l’adulto di riferimento. Nei primi anni di vita, molto spesso il genitore si approccia al bambino attraverso il gioco, tramite strumenti che richiamano suoni e/o immagini che catturano la sua attenzione. E’ comprensibile, perciò, quanto il gioco abbia un forte valore comunicativo e quanto rappresenti uno strumento efficace per entrare in relazione con il bambino.

Ogni gioco, se strutturato, contiene un valore educativo e diventa uno strumento molto utile al professionista per lo sviluppo di determinate abilità e per far comprendere dei concetti importanti o introdurre delle regole che il bambino non ha ancora interiorizzato.

Nel gioco del mimo, per esempio, si sviluppano più competenze allo stesso tempo: acquisizione di nuove parole, esperienza del linguaggio non verbale, espressività, capacità di interpretare un ruolo diverso, e altre ancora.

Quando viene utilizzato il famoso detto “si impara facendo”, allo stesso modo è valido dire “si impara giocando”, purché il gioco sia guidato e supervisionato dall’adulto che ne ha già fatto esperienza e sa come funziona.

Un elemento fondamentale che non può mai mancare nel gioco, sono le regole. Un gioco funziona bene quando ha regole chiare e precise che tutti sono in grado di rispettare. Questo è il primo elemento che il professionista deve chiarire se desidera che il bambino cresca con la consapevolezza di ciò che sta facendo.

Il gioco educativo/pedagogico prevede una finalità: non si gioca a casaccio, ma si gioca in un tempo stabilito, con delle regole chiare, con degli obiettivi specifici per lo sviluppo degli apprendimenti e l’acquisizione di nuove competenze.

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